"Sfide globali e movimenti di piazza"

“Thinking Democracy Now”: Between Innovation and Regression”- Tra sfide globali e movimenti di piazza in compagnia di Carlo Feltrinelli, Nadia Urbinati, Massimo D’Alema, Emma Bonino, Massimiliano Tarantino, Armando Barucco e la presenza di Lucia Annunziata, presentatrice dell’evento. Autorevoli nomi che si sono accomodati sulle sedie del Centro Studi Americani per trattare un tema tanto meraviglioso quanto insidioso: la democrazia. L’evento nasce in occasione della presentazione del 53° Annale su una collezione di saggi, fotografie storiche del regresso e della democrazia per indurre a riflettere sulle forme di partecipazione e come queste si siano evolute nel tempo. Il meeting è stato aperto da Carlo Feltrinelli, Presidente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, il quale ha specificato alcuni dei ruoli che la Fondazione porta avanti da anni, ovverosia creare un nuovo modello di fondazione scientifica e culturale per stimolare la crescita della ricerca, delle opportunità ma soprattutto del confronto. Un confronto tra culture ed economie che deve nascere dall’incontro delle diverse e più significative esperienze dei continenti e che deve avvenire anche tra gli Stakeholders e le parti sociali. La ricerca nasce dalla necessità di capire quali sono le nuove forme di partecipazione, innovazione politica, come sono cambiati i rapporti tra i governi, tra la classe politica, i sistemi demografici e i modelli economici che “trovano il loro punto di caduta in questi annuali” che pubblica la Feltrinelli.
 
Massimiliano Tarantino, Direttore Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, per iniziare a “pensare alla democrazia adesso”, ha posto l’accento sui “movimenti di piazza “che ben possono rispondere al concetto di democrazia in movimento che l’Annuale fotografa in un contesto globale. Quale sia il senso che stiamo dando a questa democrazia può essere un punto di partenza per dire che probabilmente dovremmo iniziare a focalizzarci sul cosiddetto “presentismo”, ovvero guardare solo al presente. Ma ciò risulterebbe asincrono, pertanto sarebbe utile far diventare questa convinzione “sincrona” con il futuro, farle prendere una specie di doppia dimensione: pensare oggi per garantire un futuro alla democrazia – imperfetta. E la politica deve essere preparata e pronta ad accogliere gli stimoli che inevitabilmente arrivano e che con indubbia costanza ci pone davanti la nascita di nuovi conflitti.
 
Ci spiega Nadia Urbinati, Professoressa di scienze politiche alla Columbia University di New York e curatrice dell’Annale, che abbiamo difficoltà ad utilizzare la parola “conflitto”: li etichettiamo come forme di ribellione, di repressione contro forme di vita insostenibili dovute alla precarietà estrema che “fa saltare tutto” e automaticamente pone in discussione le forme di democrazia (imperfetta). Ma, fa riflettere la Professoressa Urbinati quando dice che per avere un conflitto è necessario “che ci sia una rappresentanza che sappia di essere riconosciuta tale e che abbia una visione organizzata di ciò che chiede”.
 
La giornalista Lucia Annunziata ha continuato a presentare gli ospiti chiedendo alla senatrice Emma Bonino in che modo si possa controbilanciare la questione catastrofista del populismo e perché nonostante gli italiani, secondo i sondaggi, siano favorevoli al sistema democratico, si registrino dei cali di partecipazione. La Senatrice Bonino ci ha ricordato il pensiero di Sir Winston Churchill sulla democrazia che nasce come un sistema imperfetto ma migliorabile ed è un processo che avviene se si riprendono le differenze tra “Politics e Policy”. Due termini apparentemente simili ma con significati diversi e pungenti. La democrazia si sta sgretolando ogni giorno attraverso la frammentazione dei principi essenziali che caratterizzano la forma di governo in questione che potrebbero essere ripresi se si fortificassero le strutture che la compongono: correttezza delle elezioni, depennamento della corruzione elementi che certamente incentiverebbero la partecipazione.
Il Presidente della Fondazione Italianieuropei, Massimo D’Alema, ha messo sul tavolo un’altra riflessione: se siamo dinanzi ad una crisi o ad una innovazione della democrazia. La risposta ricade sul primo enunciato perché mancano progetti, idee di ricostruzione di un Paese che ha una leadership debole e priva di fascino. Servirebbe un ritorno alla forza sociale, al lavoro come forza portante e alle questioni che richiedono regole, capacità di governance a livello nazionale e non solo, per costruire gli elementi di democrazia “oltre i sistemi democratici”.
 
Armando Barucco, Ministro Plenipotenziario, Capo dell’Unità di Analisi e Programmazione MAECI, si concentra sulla parte di politica estera attraverso tre focus: la nozione di potere, come sta cambiando negli scenari mondiali e come è cambiato con l’avanzare delle politiche delle grandi potenze; la competizione globale tra democrazie imperfette e l’interesse nazionale, dal quale dipende la “salvezza di quel Paese” che combatte per non veder offeso il proprio interesse.
 
Tutto ciò è simbolo di una profonda crisi identitaria, non nuova, come ci insegna la storia, ma che anzi trova il suo antidoto proprio nella democrazia che deve rinnovarsi e pensare al futuro.  

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