Ormai si parla quotidianamente degli incidenti automobilistici e di distrazione alla guida dovuta all’uso dello smartphone. Pessimo comportamento di non volere rinunciare all’essere “always on”, anche durante i brevi spostamenti in auto. Per mandare un messaggio ci si impiega una media di dieci secondi, il guidatore perde di vista la strada per una distanza pari a 200/300 metri. Gli automobilisti più imprudenti sono nel nord del Paese, dove il 92% dei conducenti guida con un occhio alla strada ed uno allo smartphone, contro il 29,3 % del centro ed il 28,5% del sud. In Italia le sanzioni ci sono sia con multe e sia con la detrazione di punti della patente, fino alla sospensione per un periodo da 1/3 mesi, nel caso in cui il conducente compia una violazione nel biennio.
Purtroppo queste misure non sembrano un deterrente efficace. I telefonini sono dei veri compagni di vita che svolgono la funzione di “collaboratore”/robot intelligente e ci mettono in contatto con il mondo. Sembra che su 7000 giovani europei intervistati, uno su quattro ammette di avere fatto un selfie al volante e di aver, controllato i social networks alla guida. La distrazione è un fenomeno che cammina di pari passo con l’utilizzo di questi terminali e non è sufficiente essere degli automobilisti esperti per evitare degli incidenti. Dobbiamo prendere consapevolezza dei nostri limiti, ma anche rispettare la vita degli altri. Non voglio entrare negli aspetti quali i limiti fisiologici e cognitivi degli esseri umani, ma solo segnalare come sia importante l’educazione, la prudenza e la responsabilità. Serve una campagna di comunicazione con modelli efficaci di sensibilizzazione, con elementi psicologici e che faccia leva sulle teorie relative(fonte, messaggio e ricevente), per una comunicazione persuasiva, per un impegno vero sul piano etico e sociale.