L’Italia e lo Smart working

Si scrive Smart working e si legge lavoro agile. Ultimamente (causa epidemia in corso) la maggior parte delle imprese italiane ha “dovuto” abbracciare questa tipologia di lavoro da remoto contando sulla collaborazione dei cd. “Smart workers”. Secondo una definizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, consiste in una specie “di filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta di orari, spazi e strumenti da utilizzare”. È un modello organizzativo e, direi, anche collaborativo tra l’azienda e il lavoratore dipendente.
 
La percentuale sulla crescita di questo fenomeno, ormai entrato a pieno titolo nella nostra quotidianità, era già in crescita. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il 58% delle grandi imprese già aveva adottato concretamente l’iniziativa. Nell’ambito delle PMI si è passati dall’8% al 12% per i progetti strutturati, mentre dal 16% al 18% per quelli informali. Anche la Pubblica Amministrazione, con il suo 16% ha attivato iniziative di lavoro agile su progetti strutturati.
 
Non è semplicemente un rapporto di “work-life balance e welfare aziendale” bensì un processo culturale, certamente con i suoi effetti collaterali, ma che se ben collaudato può portare ad una evoluzione dei modelli organizzativi. E questo non solo in ambito aziendale ma anche in quello scolastico/universitario dove stiamo assistendo alla didattica online. È necessaria una mappa dettagliata che indirizzi gli attori coinvolti in questo processo multidisciplinare. Richiede tempo per la sperimentazione e anche per abituarsi alle nuove modalità.
 
Un campo però è esonerato dal lavoro “da remoto” ed è quello dell’arte, in particolare il teatro. Risulta arduo ma soprattutto disagevole fare delle performance teatrali su streaming, essendo un qualcosa che si manifesta con il contatto fisico, tra spettatori presenti insieme agli attori. Di certo quella che stiamo vivendo è un’epoca che non scorderemo mai e si studierà sui libri di storia, si racconterà nei giornali e attraverso il cinema, o teatro per l’appunto, ma nel frattempo la tecnologia riesce a riempire le nostre giornate con il lavoro e con i nostri contatti amicali.
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