Si parte dalla scienza e mai come in questo delicato e oneroso momento è fondamentale ricercare soluzioni all’avanguardia e che riescano a connettere l’innovazione e la salute. Ormai da un po’ di anni la medicina vive momenti rivoluzionari seppur possano sembrare piccoli e banali agli occhi dei non esperti. E, allo stesso tempo, a tendere la mano dall’altro versante c’è la tecnologia che continua con il suo progresso e ci avvicina sempre più a soluzioni rapide ed efficienti. Un esempio è la presto detta telemedicina o l’utilizzo di una mole di dati clinici che vengono studiati, analizzati e “digeriti” dagli strumenti tecnologici in grado di fornire il risultato finalizzato ad una miglior cura per la persona.
Investire nel mondo sanitario e tecnologico è un’opportunità da non farsi scappare. Il Chief innovation e strategy officer di Royal Philips, Jeroen Tas, aveva già dato nel non lontano 2019 alcuni numeri per farci comprendere l’importanza e la grandezza della questione. “In America si spendono circa 7,6 trilioni di dollari per la sanità e gli sprechi sono circa il 30-40%, equivarrebbero quasi al Pil dell’Olanda”. Ma un’altra riflessione viene portata avanti e cioè che il sistema è organizzato attorno alle malattie e non alle persone. Si stima che un buon numero di persone che si reca in ospedale, in realtà non abbia effettivamente bisogno di andarci e, in questo, la telemedicina ne è la pioniera. I medici possono assistere e monitorare a distanza il paziente riuscendo a fare delle diagnosi e stabilendo se l’intervento sia necessario o meno (image grade therapy).
Un ruolo chiave per la telemedicina può essere all’interno del campo dell’immunoterapia attraverso la programmazione di cellule con il compito di distruggere quelle malate. Per questo è sostanziale investire nella tecnologia perché può anche aiutarci a capire, ancora prima del tempo, quali sono i rischi in cui si incorre e quali comportamenti adottare per prevenirli e, se necessario, affrontarli. Certo, la salute è un sistema “collettivo”, globale, riguarda ciascuno di noi e per questo fortemente legato alla vita sociale. Bisognerebbe forse fare maggiore divulgazione scientifica, catalogando anche le esperienze di ciascuno e l’ambiente in cui si vive, creando dati sui quali porre le basi per futuri trattamenti migliorativi per la salute senza mai trascurarne la privacy.