Grazie al cavallo tolfetano

Qualche settimana fa ho scritto con interesse a riguardo del cavallo Tolfetano, sia per motivi strettamente personali e sia per attuare uno stimolante approfondimento sul tema insieme alla Dott.ssa Viviana Silvi (veterinario), ma non credevo e non speravo in un ritorno così importante ed emozionante, pertanto ringrazio sia Sentieri Digitali che mi ha ospitato e sia i lettori che mi hanno testimoniato la loro stima. Tutto ciò mi ha stimolato nuovamente a fare con voi alcune riflessioni.

Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach nel 1800 asseriva che “siamo quello che mangiamo”, con ciò voleva esplicitare che un popolo ha la possibilità di migliorare in base alla qualità della propria alimentazione. Col passare degli anni i ricercatori hanno approfondito l’argomento ed è emerso che l’educazione alimentare, con le rispettive regole ed una dieta bilanciata, corretta e misurata, è principio cardine di un organismo più sano. Detto concetto è stato esteso, con il passare degli anni, anche al mondo del pet-food. Un noto professore, D. Grandjean, responsabile docente e ricercatore in ambito di nutrizione animale alla scuola veterinaria di Alfort, è riuscito ad esplodere un concetto davvero interessante e significativo: “il cane non è un uomo, un gatto non è un cane piccolo”. Come noto sia il gatto che il cane appartengono alla famiglia dei carnivori, ma se facciamo alcune considerazioni emerge che il vero carnivoro per definizione è solo il gatto. Il cane, animale domestico come il gatto, vivendo ormai da moltissimi anni in simbiosi con l’uomo, viene o può essere considerato un semicarnivoro, tollera sia alimenti di origine animale che vegetale. Il gatto si nutre sostanzialmente di carne o di piccole prede vive che ama cacciare. Il cane presenta una distribuzione calorica delle sostanze nutritive più simili a quelle dell’uomo, mentre il gatto necessita di un maggiore fabbisogno proteico e lipidico. In sintesi volendo porre delle distinzioni, notiamo che il cane è semicarnivoro e il gatto è carnivoro puro. Il cane vive in gruppo ed in relazione al comportamento competitivo per l’alimento divora tutto rapidamente, cambia facilmente le sue abitudini alimentari e necessita di una soglia più bassa di proteine; per il gatto è più difficile modificare le abitudini alimentari e ha bisogno di una quantità maggiore di proteine. Il gatto consuma lentamente il suo pasto, spesso senza seguire regole sociali. I gatti hanno delle speciali necessità per due aminoacidi: arginina e taurina. Molti sostengono che la somministrazione di una dieta carente di arginina possa provocare al gatto uno stato di iperammoniemia in tempi brevi, cioè eccessivo contenuto di ammoniaca nel sangue. Tali conseguenze, normalmente,  si possono verificare in caso di grave compromissione funzionale del fegato e in alcune affezioni ereditarie del metabolismo. E’ bene comunque ricordare che la dieta del gatto è normalmente ricca di alimenti di origine animale, di aminoacidi essenziali, inclusa l’arginina, ed uno stato di intossicazione ammoniacale da carenza di arginina è difficile da manifestarsi, a meno che questa specie non venga alimentata per periodi particolarmente lunghi con una dieta inadeguata. La taurina è un aminoacido essenziale per la coniugazione degli acidi binari, per il funzionamento della retina e per l’attività miocardica.

La mia passione per gli animali viene da lontano e non a caso ho scelto gli studi da veterinario, debbo dire di essere particolarmente soddisfatto in quanto nella mia università ho trovato ed ho dei professori che denotano particolare interesse sia al compito istituzionale della docenza e sia alla ricerca scientifica.

Non a caso la mia particolare dedizione che riguarda il cavallo mi è stata trasmessa da uno dei maggiori esperti: il professor Paolo Scrollavezza, di altissimo profilo umano e professionale.

Trasmettere, interagire e comunicare con le famiglie, con le aziende e con chiunque abbia degli animali è necessario e opportuno, come d’altro canto fa la Dott.ssa Viviana Silvi, che esercitando la professione di medicina veterinaria evidenzia, molto spesso, la prevalenza della sensibilità e dell’amore per gli animali, e ciò si esplicità all’ennesima potenza quando si riesce a salvare una vita animale data per persa.

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