Comunicare, ma per chi?

Comunicare vuol dire rendere comune, far conoscere, far sapere ed è ciò che facciamo attraverso la tecnologia, perché oramai è così che comunichiamo la maggior parte del tempo. Ma ci sono alcuni aspetti che tendiamo a sottovalutare.

La tecnologia ha invaso le nostre vite migliorandole e rendendo alcuni aspetti di essa molto più comodi e facili da gestire, basti citare le App delle consegne di cibo a domicilio o le merci che arrivano direttamente a casa nostra con un corriere, o al massimo andandole a recuperare nei pressi di casa, e che si trovano a migliaia di chilometri. Il tutto nel giro di una manciata di giorni. Viviamo in un modo iper connesso e ci prepariamo (siamo pronti?) all’avvento della rete di quinta generazione- il 5G, dell’IoT (Internet delle cose) che contribuiranno al progresso sociale ed economico. Tuttavia molte sono le perplessità legate al raggiungimento del vero progresso a partire dalla disponibilità degli strumenti tecnologici, primo impedimento che, anzi, rischierebbe di accentuare alcuni divari sociali, o per meglio dire il cd. “digital divide” tra le popolazioni creando dunque condizioni di ineguaglianze.

L’avvento di Internet è stato certamente una rivoluzione, forse molto più decisiva della missione spaziale Apollo 11 che fece arrivare il primo uomo sulla Luna.

I social sono un fenomenale strumento di comunicazione ma servono anche a monitorare ciò che facciamo, in modo quasi maniacale ogni nostro istante della vita viene tracciato e “convogliato” assieme ad una serie di altri dati ai fini di incrementare il business puntando ad influenzare le nostre scelte che siano di tipo commerciale o politico. È probabile che viviamo in una illusione costante secondo cui i social siano degli strumenti gestibili e controllabili ma è probabile che non sia propriamente così. Tantomeno per chi li ha creati. Sono strumenti potenti dietro i quali si nascondono le intenzioni di chi li ha creati e non si dà molta importanza alle questioni etiche e private che ne scaturiscono dal loro utilizzo. L’uomo cercava di dominare la natura provando a contrastare i rischi che potevano venire da essa ma adesso, con le super tecnologie, lavorando con macchine che non conosce fino in fondo è lo stesso uomo che rischia di “creare delle minacce” attraverso le sue decisioni. Per questo la moralità, l’etica sui social potrà renderci migliore ma soprattutto fare in modo che si possa comunicare attraverso la tecnologia e non per la tecnologia.

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