Google rende omaggio all’architetto Josef Frank

Così appariva il logo di Google a chi ha aperto la pagina www.google.it lo scorso giovedì 15 luglio: un intreccio multicolore di foglie e frutti, effetto dell’ennesimo trasformismo del motore di ricerca che ha reso omaggio all’architetto e disegnatore Josef Frank nel 125° anniversario della sua nascita. Ebreo viennese di nascita (e omonimo di Anna) ma svedese d’adozione, Frank è il fondatore del funzionalismo, stile architettonico che rifiutava l’estetica a favore della sobrietà e praticità e ricercava l’armonia tra uomo e natura. Dal funzionalismo sono nati Bauhaus e il genio di un altro Frank, Lloyd Wright.

Poco conosciuto dal pubblico italiano, Josef Frank è anche il precursore del design stilizzato e naif del colosso IKEA e si aggiunge al lungo elenco dei personaggi celebrati dalla creatività di Google: Gandhi, Albert Einstein, Leonardo da Vinci, i pittori Munch e Magritte, e il regista giapponese Akira Kurosawa.

Il musicista veneziano Antonio Vivaldi è l’ultimo della serie, omaggiato il 4 marzo con uno schizzo quasi mobile, che riecheggia visivamente le melodie dei celeberrimi concerti per archi conosciuti con il nome di "Quattro Stagioni".

La creatività, in effetti, è nelle corde di Google fin dalla nascita. Vi siete mai chiesti, ad esempio, che cosa significa questa parola? Probabilmente non sapete che "Googol" è il termine matematico coniato da un bambino di nove anni per indicare un 1 seguito da 100 zero, quindi un numero infinitamente grande. Il piccolo inventore in questione, Milton Sirotta, ha il merito di aver suggerito al nonno, il matematico americano Edward Kasner, che per primo ha utilizzato la grandezza nel libro "Mathematics and the Imagination", una parolina facile da memorizzare e quasi onomatopeica.

Uno accompagnato da una coda di zeri, nelle intenzioni dei fondatori di Google, doveva rappresentare l’enorme massa di informazioni contenute nel labirinto di Internet e che quello destinato a diventare il motore di ricerca più famoso al mondo avrebbe dovuto estrarre e ordinare. Tanto che Larry Page e Sergey Brin avevano scelto proprio il termine di Kasner per registrare il proprio dominio.

Ma le cose sono andate diversamente: è intervenuto un errore, simile a quelli in cui incorrono a volte gli impiegati dell’anagrafe con nomi stranieri o inusuali, e uno dei marchi più famosi della storia è diventato "Google" (di cui "Googol" non è altro che la trascrizione fonetica). Un errore, a giudicare dal successo planetario di Google, nato sotto una buona stella.

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