Equo compenso: modifiche a livello UE e normativa nazionale

La Corte di Giustizia europea ha recentemente deliberato in merito alla normativa sull’equo compenso per copia privata. Va sotto questo nome l’importo che viene versato a titolo di compenso per le copie di un’opera coperta dal diritto d’autore che l’utente potrebbe realizzare ad uso personale. Tale copia, detta "copia privata", rappresenta un’eccezione al diritto d’autore, che vieta qualsiasi riproduzione di opere di qualsiasi natura, con la quale si consente legalmente a chi acquista una registrazione originale audio / video di riprodurla per uso personale, escludendone qualsivoglia fine commerciale.Con la Direttiva 2001/29/CE sulla "armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione" l’Europa aveva introdotto l’equo compenso quale risarcimento sull’ipotetica possibilità che un soggetto duplicasse le opere coperte dal diritto d’autore; come tale, veniva istituito un prelievo sugli apparecchi per la duplicazione e sui supporti vergini audio e video, da corrispondere agli autori. Ogni Paese recepì la Direttiva, con le inevitabili differenze di interpretazione, fondate sulla diversità culturale delle singole legislazioni. In Italia, la legge impose un prelievo di 25 eurocent per i CD-R (700 Mb, l’equivalente di un CD di musica, il "vecchio" LP) e di 58 eurocent per i DVD-R (4,7 Gb, l’equivalente di una videocassetta, contenente un film). Quanto agli apparecchi, il prelievo era del 3% sul prezzo dei i masterizzatori.La situazione si è complicata con il decreto Bondi, emanato il 30 dicembre 2009 dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali: esso ha imposto il prelievo dell’equo compenso su qualsiasi apparecchio dotato di memoria digitale, anche se non espressamente dedicato alla duplicazione (eventuale) di materiale coperto dal diritto d’autore: dalle chiavette usb agli hard disk dei computer, dai telefoni cellulari ai dischi fissi per i backup. E con importi non indifferenti, come si espone nell’allegata tabella. La misura dell’equo compenso è stata messa in discussione da una recente sentenza della Corte di Giustizia europea (caso portato alla Corte dall’Audiencia provincial de Barcelona per valutare la legittimità del sistema spagnolo di prelievo dell’equo compenso).Infatti, la presunzione che il supporto vergine o l’apparecchio di duplicazione potrebbero essere utilizzati per la realizzazione di copie private costituisce un atto iniquo nei confronti di quei soggetti che, per la loro natura imprenditoriale, dovrebbero esserne esentati. La Corte ha chiarito che l’equo compenso per copia privata non può essere preteso qualora il supporto o il dispositivo non sia presumibilmente destinato alla realizzazione di una copia privata: è appunto la fattispecie degli apparecchi e supporti acquistati in ambito professionale.Un’azienda acquista apparecchi elettronici e supporti di memorizzazione per la propria attività, non per copiare musiche e film. Su quei supporti saranno registrati i dati contabili, i progetti, la corrispondenza, le fatture, le demo in powerpoint per i clienti. L’equo compenso è per loro un balzello in più che non trova alcuna motivazione logica: la "copia privata", è, per sua stessa definizione, un concetto che si applica al consumatore finale, al cittadino che fa una copia del CD musicale da tenere in auto, che con il sole si rovina, oppure del dvd di cartoni animati, che il figlio rompe giocandoci maldestramente. Invece un fiume di denaro si riversa dalle casse degli imprenditori, grandi "consumatori" di apparecchi digitali e supporti vergini verso la Siae e da lì distribuiti agli autori come un regalo, del tutto immeritato. Il paperless office, reso possibile dalle nuove tecnologie e dai costi decrescenti dei supporti vergini, è ora diventato iniquamente una risorsa per gli autori.La Spagna, come conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia, ha deciso nei giorni scorsi di abolire l’equo compenso per copia privata, recuperando il gettito da riconoscere ai titolari del diritto d’autore tramite la fiscalità generale. In Francia, il Ministro della Cultura ha recepito la sentenza della Corte di Giustizia e le recenti disposizioni del Consiglio di Stato francese, presentando un disegno di legge che cancella l’obbligo di versamento di un compenso per copia privata per gli acquisti in ambito professionale. Inoltre, i consumatori dovranno essere informati dell’importo corrisposto su ogni prodotto a titolo di equo compenso, pena la sanzione di 3.000 euro.

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