Le ragioni del Welfare

Tra l’Ottocento e il primo Novecento si era costruito un modello di welfare basato sul principio della carità: si riceveva dunque un aiuto per bontà (beneficenza). Nell’era post-bellica, il welfare ha assunto un altro tipo di accezione sulla base della giustizia: “si riceve aiuto per diritto e ogni persona può beneficiarne”. Tale idea di aiuti ha consentito alle generazioni del vecchio continente di riscattarsi da una condizione di subalternità sociale ed economica offrendo protezione ed assistenza in caso di malattie e infortuni.

Tuttavia, i cambiamenti delle epoche hanno generato profonde trasformazioni all’interno delle società: si pensi al tempo del liberalismo di Ronald Regan negli USA e di Margaret Thatcher in Inghilterra che ha causato un mutamento del tessuto sociale non di poco conto. Le scelte politiche adottate hanno finito per esaltare la libertà dell’individuo ma dall’altro lato hanno “ridimensionato” il concetto di dimensione collettiva. Da qui ne scaturisce la concezione di solitudine nell’uomo, cresciuta con il passare del tempo, che ha dovuto e deve affrontare fenomeni globali (a livello economico, sociale, culturale, tecnologico) in uno stato di inquietudine e abbandono. Tutti gli uomini sono vulnerabili dinanzi all’ondata di trasformazione sociale. Che si tratti di una crisi economica, sanitaria, sociale, culturale, politica, lo sgretolamento del tessuto sociale si accentua sempre di più quando non ci sono alla base politiche di tutela dei diritti dei cittadini. Invero, non si può non tenere conto dei cambiamenti e “trasformazioni demografiche”, a partire dall’allungamento dell’aspettativa di vita a un crescente tasso di disoccupazione. Per questa ragione il cantiere delle riforme assistenziali non deve restare tale ma attuarsi concretamente ed in modo significativo. La situazione pandemica che stiamo vivendo, a ragion veduta obbliga l’opinione pubblica, la comunità scientifica e la politica ad attuare un piano a medio-lungo termine in grado di individuare le priorità per ricostruire il tessuto sociale ed economico per non continuare a vivere una situazione di emergenza indefinita.

Non c’è una definizione univoca di welfare dal momento che ne assume vari se viene legato a realtà e istituzioni e dunque può riguardare il lavoro, la sanità, le pensioni. Dal punto di vista economico si possono adottare alcune misure per limitare i danni causati dal Covid-19 con misure integrate e su larga scala per sostenere le imprese, l’occupazione e il reddito, proteggere i lavoratori, stimolare la crescita dell’economia, stabilire un dialogo tra le parti sociali e il governo, tra datori di lavoro e lavoratori. Non solo, sarà necessario rivedere un nuovo welfare sanitario. Ciò significa vedere la sanità non più come un costo ma come una delle basi per lo sviluppo della società economica e civile. Riorganizzare vuol dire, a volte, cambiare le regole per garantire un equilibrato rapporto tra domanda e offerta dei bisogni e servizi chiesti dai cittadini e offerti dallo Stato tramite le politiche sociali.

Nel breve periodo sarà inevitabile rimodulare, se non sostituire, vecchi processi per garantire una sanità integrativa attraverso una pluralità di servizi.

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